Il brivido della forma e il sospetto dell’eresia

Visitando la mostra dedicata a Francesco Bertos (1678-1741) a Vicenza, nel gennaio 2025, ho provato quella particolare vertigine che si manifesta quando l’arte supera i limiti della propria epoca. Dinanzi alle sue sculture, animate da un dinamismo tecnico e da un illusionismo scultoreo quasi superumano, ero in preda a meraviglia e stupore, non pensavo , non cercavo domande o risposte, ero semplicemente sopraffatto.

Bertos non scolpiva semplicemente figure. Le sue opere sembrano sospese in aria, in composizioni circolari, ardite, teatralmente sbilanciate, eppure salde. Le anatomie, i panneggi, le posture—tutto sembra respirare e muoversi. C’è paura e meraviglia davanti a questa capacità umana: quella di modellare la materia fino a farla sembrare viva, sospesa tra il miracolo e l’inganno.

Non sorprende che su Bertos si siano addensati sospetti d’eresia. In un’epoca in cui l’ordine ecclesiastico vigilava su ogni manifestazione dell’ingegno, un artista capace di creare illusioni così potenti rischiava di essere scambiato per stregone, alchimista, persino per emulo di Lucifero, l’angelo che osò competere con Dio. Le sue sculture non celebrano semplicemente la fede: la sfiorano, la mettono in scena, la piegano a un’estetica teatrale in cui il divino e l’umano si rincorrono senza più distinzione.

Ed è proprio in questo conflitto tra potere e immaginazione, tra dogma e slancio creativo, che sento un’eco con altri momenti di svolta dell’umanità.

La caduta degli angeli

Bertos, con i suoi strumenti e la sua visione, ha spinto la scultura oltre il limite. Come l’energia elettrica ha ridisegnato il mondo, come la stampa e poi i mezzi di comunicazione di massa hanno rivoluzionato il pensiero e il linguaggio, oggi ci troviamo davanti a un’altra soglia: l’intelligenza artificiale.

Anche l’AI genera stupore e timore. È sospettata di eresia contemporanea perché sfida l’idea di ciò che è “propriamente umano”. Come le figure di Bertos, l’AI è una creazione che sembra muoversi da sola, apprendere, rispondere, perfino creare. È reale o è illusione? È potere o è abisso? A seconda dello sguardo, può sembrare un miracolo moderno o un nuovo strumento di dominio.

Eppure, in ogni epoca, le grandi rivoluzioni — siano esse scolpite nel marmo o scritte in codice — hanno generato la stessa reazione: paura e meraviglia.

Oggi, guardando a Francesco Bertos, riconosciamo il coraggio di chi ha osato, con scalpello e genio, sfidare le regole visibili e invisibili del proprio tempo. È una lezione che parla ancora a noi: osare, anche quando l’ignoto spaventa, perché proprio lì, tra il sospetto e lo stupore, prende forma l’umanità che avanza.