Artista o creativo, o magari entrambi? Chi opera nel dominio delle opere intellettuali ‘artistiche’, destinate sia al piacere individuale che al mercato, dovrebbe mirare a intrattenere, stimolare riflessioni, educare e invitare a esplorare ciò che va oltre l’ordinario. La qualità di queste creazioni è intrinsecamente legata alla preparazione e alla cultura del loro autore: maggiore è la sua erudizione e competenza, più efficacemente saprà suscitare emozioni, provocare pensieri e trasmettere sapere. Questa distinzione, tuttavia, non chiarisce ancora appieno la differenza tra un creativo e un artista. Per spiegare meglio, prendo in esempio la mia esperienza come fotografo nel settore dello still life.
Per anni, ho lavorato per un cliente che produceva oggetti in argento, un materiale notoriamente difficile da fotografare. Nonostante usassi tecniche raffinate (senza l’aiuto di internet), i risultati, sebbene apprezzati dal cliente, non mi soddisfacevano pienamente. Poi, un giorno, ebbi una rivelazione: non dovevo semplicemente fotografare l’oggetto d’argento, ma dovevo catturare la sua ‘argenteità’ (un termine da me coniato).
Dovevo liberarmi dagli schemi convenzionali che, pur utili, limitavano la mia espressione creativa o artistica. Da quel momento, la mia visione del mondo cambiò: ogni cosa o persona che osservavo assunse una doppia dimensione, quella estetica evidente e quella che trascendeva l’apparenza, conferendo un’estetica metafisica e più universale.
Un artista/creativo che controverte un po’ tutto quello scritto precedentemente è Antonio Ligabue (18 dicembre 1899 – 27 maggio 1965) ora in base alle mie affermazioni precedenti dovrei classificarlo come un creativo eccezionale e non come artista, oppure l’aura delle sue opere ha catturato l’essenza dei suoi soggetti? Termino con questa domanda perché essendo IL DUBBIO non ho e non voglio avere delle certezze ma essere aperto alle discussioni che permettono l’accrescimento.
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